Cos’è la Manipolazione e come riconoscere un manipolatore

Cos’è la Manipolazione e come riconoscere un manipolatore

manipolazione mentaleLa manipolazione psicologica si configura come una modalità di agire da parte di qualcuno che attraverso l’utilizzo di schemi e metodi anche subdoli e spesso ingannevoli, influenza l’altro o gli altri. L’utilizzo di questi metodi, può portare a dei veri e propri abusi non solo sul piano psicologico, ma anche fisico.
Perché ci sia manipolazione, è necessaria la presenza del manipolatore, questo è una persona tendenzialmente egoista e narcisista, il quale non si interessa tanto degli altri quanto di se stesso, ma usa chi gli sta accanto per raggiungere i propri scopi.

Il manipolatore porta danno alla propria vittima, ma nello stesso tempo diventa indispensabile per quest’ultima, proprio per la sua capacità di farla sentire amata, e poi un momento dopo portarla nel buio più totale, questo perché in realtà non è in grado di stabilire una vera relazione con l’altra persona.

Il manipolatore può diventare anche molto cattivo, riesce a fare insidiare il senso di colpa nell’altro, incidendo in maniera importante sull’autostima del soggetto, portandolo a sentirsi sempre meno consapevole di se stesso e del proprio valore, è questa la violenza psicologica di cui si parla. Il manipolatore è anche molto bravo a mostrarsi per quello che non è, cioè debole, alternando aggressività, in cui sminuisce la vittima, e momenti dove si mostra fragile, con lo scopo di confondere l’altro, e raggiungere il suo vero obiettivo, minare la sua autostima.

Vero è che solitamente chi finisce per farsi manipolare sono persone già fragili, con una considerazione di sé molto bassa, quindi diventa più facile per questa gente cadere nella trappola.

La vittima di un manipolatore, solitamente non riesce a comprendere e distinguere ciò che è vero da quello che non lo è, o tra giusto e sbagliato, meccanicamente criticato e svalutato, questo stato di confusione e soffocamento che l’individuo prova è proprio la sensazione tipica di chi è manipolato. Chi sa e riconosce il proprio stato di assoggettamento, l’unica cosa che può fare è quella di imporsi e effettuare un lavoro importante finalizzato ad aumentare la propria autostima, oltre che consapevolezza di se e del suo valore, riconoscere i bisogni e saperli rispettarli e soddisfare, cercando di allontanarsi totalmente dalla persona che ha approfittato della sua debolezza.

Bisogna essere comunque consapevoli del fatto che, sia la vittima, che il manipolatore, sono soggetti che presentano delle difficoltà. Il primo deve imparare a rispettarsi e amarsi di più, il secondo a relazionarsi nel rispetto dell’altro.

La manipolazione emotiva

La manipolazione emotiva comprende il manipolatore, colui il quale sente il bisogno di confermare continuamente la propria bravura e superiorità rispetto alla sua vittima. Chi è assoggettato sente il bisogno di approvazione, cercando sempre il consenso del manipolatore.

L’aspetto rilevante in un rapporto di manipolazione affettiva, è il non deludere il partner. Ad esempio quando succede qualcosa in una coppia, la persona che ha una relazione sentimentale con un manipolatore, all’inizio cade nella trappola delle spiegazioni. Infatti questi sono molto bravi a dissuadere l’altro, e poi finiscono per giustificarlo per un bisogno di approvazione.

Il senso di colpa che viene innescato nella vittima rappresenta dunque l’elemento centrale nel rapporto, portandola a recepire una realtà non propria.

Gli atteggiamenti tipici di un manipolatore sono dunque quelli di colpevolizzarti, rigirando le parole e facendoti sentire in errore; non affrontano mai le questioni direttamente, ma tendono a girarci intorno, o anche boicottano le proposte fatte, mentre magari prima ti hanno sostenuto;

negano di aver detto o fatto qualcosa, mettendo in discussione le tue azioni e facendoti dubitare di te stesso; si concentrano molto sui propri problemi negando che tu ne abbia, cercando di essere sempre al centro dell’attenzione; attribuiscono agli altri le loro colpe per quello che succede; e le critiche rappresentano il punto forte, anche se per lo più velate, con l’intento però di ferire.

Spesso le offese vengono fatte durante una discussione, e il più delle volte non sembrano avere alcun collegamento con la questione per cui si litiga; tendono a spostare il focus dell’attenzione sul comportamento dell’altro che sul proprio; le critiche solitamente vengono fatte quando non si ha la possibilità di controbattere, spesso in pubblico.

La manipolazione affettiva, non inizia in maniera così palese, ma si manifesta nel tempo. Infatti non è così facile capire che abbiamo a che fare con un manipolatore, in quanto inizialmente sono persone che si presentano come individui, sensibili, dolci, altruisti, molto interessati ai bisogni e alle esigenze dell’altro.

La velocità con cui si presenta è legata soprattutto alla vittima, ai suoi tempi di assoggettamento. Quindi si possono avere all’inizio delle manipolazioni molto sottili, che si verificano di rado, e rimanere tali anche per anni, per poi manifestarsi nella loro pienezza.

Possono poi degenerare, da fenomeni di lieve e occasionale entità, progredire in manifestazioni anche caratterizzate da violenza sia fisica che psicologica, in questo caso si parla di vere e proprie relazioni patologiche.

La manipolazione e disturbo narcisistico di personalità.

La manipolazione dell’altro può essere considerata una semplice questione di carattere collegata anche alle esperienze pregresse che riguardano il rapporto e l’educazione con le figure genitoriali. La tendenza ad avere sempre ragione o essere ossessionati continuamente dal controllo della situazione.

Per esempio, magari capita anche di andare un po’ in escandescenza quando non si riesce a far fare agli altri quello che vogliamo. Non si può comunque parlare di patologia. La manipolazione però in alcuni casi è una malattia, quando presenta dei tratti tipici di chi è affetto da un “disturbo narcisistico di personalità”. Questo rientra nei disturbi di personalità, tali soggetti presentano comportamenti disadattivi, che coinvolgono le varie sfere della vita di un individuo, anche se queste persone tendono a non essere consapevoli, negando che il loro modo di agire è problematico.
In merito alle strategie del narcisista manipolatore, chi è affetto da un disturbo narcisistico di personalità tende a evitare situazioni di umiliazione, che non tollerano e considerano distruttive, in quanto la messa in discussione e la critica diviene addirittura dolorosa, associata alla sensazione di fallimento e di svalutazione di se.

Vi sono il successo, per fare vedere le proprie capacità; il distacco emotivo, che lo rende immune dalle critiche altrui; infine, il dominio e la manipolazione per evitare esperienze degradanti.

I narcisisti maligni, sono riconosciuti come i primi manipolatori affettivi. Sono individui con un’alta stima di se stessi, tendenzialmente bugiardi, presuntuosi, credono di essere superiori agli altri, ma questo non è tutto. Il soggetto oltre a essere concentrato su se stesso e molto arrogante, è anche cattivo, agisce per ferire gli altri, questo aumenta la sua autostima, degradando nel profondo le persone. Prova piacere nelle sofferenze degli individui e può presentare dei tipici tratti borderline, oltre che paranoici e antisociali.

Solitamente i manipolatori fanno finta di amare, in realtà tendono a maltrattare e calpestare la vittima nel suo intimo. Sono persone che volontariamente danneggiano l’altro, ma in realtà le prime ad avere dei problemi. Probabilmente con pregresse esperienze di abusi, maltrattamenti o traumi, fisici o psichici che li hanno poi indotti a mettere in atto comportamenti di oppressione e di manipolazione come meccanismo di difesa. Questi soggetti hanno difficoltà a relazionarsi con gli altri, quindi la manipolazione rappresenta l’unico modo che conoscono per entrare in contatto con le persone.

I segni di chi è vittima della manipolazione

Quando la manipolazione nel rapporto diviene prevalente, la vittima comincia ad avere delle vere e proprie manifestazioni psicofisiche, in maniera sempre più assidua. Attraverso ad esempio insonnia e incubi ricorrenti; minore fiducia nel proprio senso di realtà; perdita di sicurezza personale; vergogna; perdita di interesse; sensazione di confusione continua; isolamento e limitato il  contatto con l’ambiente circostante, famigliari e amici.

Tra  i sintomi di tipo fisici, quali: gastriti, aumento di pressione, problemi cutanei, tachicardia, difficoltà di respirazione e dolori al petto, fino ad attacchi di panico, ansia, demotivazione. Si riscontra ancora, un senso di frustrazione; timore in presenza dell’altro; la vittima percepisce che la propria integrità e dignità sono compromesse.

Quando la vittima parla con amici e famigliari, tutti manifestano la preoccupazione in merito al rapporto; senso di tristezza che può portare a disturbi importanti come la depressione. Tra quelli comportamentali, tipici sono, la rabbia verso il partner e per se stessi, apatia, inibizione e condiscendenza.

Le manifestazioni cognitive invece riguardano, la difficoltà di concentrazione, perdita di memoria e rallentamento motorio.

L’individuo nel caso di manipolazione affettiva, idealizza il manipolatore e agisce al fine di avere la sua attenzione e ne cerca l’approvazione costantemente. Per fare questo rinuncia al proprio modo di vedere la realtà facendo quello che l’altro vuole, subendo anche le umiliazioni e le critiche.

Si parla di sindrome da manipolazione relazionale, che riguarda un disagio non solo di tipo relazionale, ma anche psicologico e sociale. Essa è un disturbo che si presenta soprattutto nelle vittime, come una sofferenza emotiva molto intensa, che riguarda la paura dell’abbandono da parte del manipolatore, la quale porta a manifestazioni e disturbi psichici, fisici e anche di tipo psichiatrici.

Tra i sintomi della SDMR, attacchi di panico, bisogno ossessivo del controllo, gelosia, paranoia, imitazione dei comportamenti messi in atto da parte di chi assoggetta: paura della solitudine, sbalzi d’umore, depressione con tendenze suicida, stanchezza cronica, pensieri omicidi, disturbi del sonno, o di tipo alimentari, comportamenti compulsivi, logorrea scritta e orale, sviluppo di azioni manipolative prima inesistenti, sentirsi sempre in errore, difficoltà a prendere delle decisioni in maniera autonoma, vergogna, senso do colpa, paura nei confronti dell’abusante.

Solitamente i soggetti con una sindrome da manipolazione relazionale, tendono ad alternare, umiliazioni, critiche e svalutazione. Manifestano comportamenti affettuosi, complimenti e attenzioni, che hanno l’obiettivo di confondere la vittima e avvicinarla a se, per poi manipolarla per il proprio piacere.

La manipolazione sana

La manipolazione è un comportamento in cui il manipolatore cerca d’insidiare nell’altro bisogni e desideri che non gli appartengono, distorcendo il suo senso di realtà. Facendo leva sulle fragilità della vittima, come sui sensi di colpa e ricerca di approvazione. Tutti in qualche modo ci siamo trovati di fronte anche a sottili forme di manipolazione, considerata sana, in quanto non volta a indurre l’altro ad agire contrariamente alla sua volontà.

Ci sono degli elementi importanti che stanno alla base della distinzione tra la manipolazione sana e da quella che consideriamo patologica. Tra questi, la manipolazione come unica forma e modalità di relazione, il bisogno di controllo e potere sugli altri, l’affermare la propria identità e realtà sottomettendo o sostituendola a quella dell’altro.

Il manipolatore o la manipolatrice, hanno la necessità di avere sempre ragione, rafforzando così la propria autostima; mentre la vittima va alla continua ricerca di consenso e di fusione con l’altro.

In letteratura vengono distinte tre categorie di manipolatore, l’intimidatore, che tende ad agire in maniera aggressiva, con minacce di abbandono, offese, con affermazioni il cui obiettivo principale è quello di incidere sulle fragilità della vittima e di ferirla.

Il seduttore, lui inizialmente si presenta come il compagno ideale, gentile e attento. In realtà agiscono solo per i propri scopi, senza considerare le esigenze dell’altro, è un tipo di persona che tende a far sentire la vittima inadeguata.

Infine il passivo-aggressivo, è un manipolatore nato, in quanto riesce a portare fuori strada persino i parenti e le persone più vicine a loro, presentandosi sempre perfetta sotto tutti i punti di vista, invece mette intanto un vero e proprio terrorismo psicologico, appoggia verbalmente la vittima per poi boicottarla, attribuendole le colpe del fallimento.

Le vittime dei manipolatori sono solitamente delle persone con maggiore sensibilità, attente ai bisogni dell’altro, fragili a livello emotivo, hanno paura moltissimo di stare da soli, tendono ad idealizzare facilmente l’altro, riescono a entrarne in empatia  in maniera semplice, temono di deludere gli altri, sono alla ricerca di continua protezione, sentono il bisogno di dare sempre un immagine positiva di se.
L’empatia è un elemento che spesso rappresenta una trappola, questo perché porta a sentire fino in fondo la sofferenza del proprio partner, di conseguenza la tendenza e quella di aiutarlo per fare si che essa finisca, ma in realtà  allontana la persona da se stesso per occuparsi esclusivamente dell’altro.

Se stai cercando un aiuto concreto, la Dott.ssa Monia Ferretti Psicologo di San Benedetto del Tronto, da quasi 10 anni fornisce alle persone gli strumenti validi per uscire da situazioni difficili e riprendere in mano la propria vita.